martedì 5 aprile 2011

SULLA SCIA (la famiglia e la fede)

Mia nonna aveva prenotato dei posti per vedere quel lenzuolo. Voleva comprarlo.
Per farlo riunii tutta la mia famiglia. Io, mia madre, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mio padre, mia sorella, mia madre, mio padre, mio fratello, lo zio, il nonno, mio padre, tre zie e sette miei cugini l'avremmo accompagnata a comprare quella tela.
L'amico di mia nonna aveva detto che ci sarebbero stati un sacco di soldi.
Doveva essere un'asta. Era stato lui a organizzarla.
Noi dovevamo attraversare tutto il continente per arrivare in quella lontana città. Mia nonna aveva affittato un pullman intero. Correvamo autostrade intasate da altri pullman, da altra gente che avrebbe tentato di portarsi a casa quello stesso lenzuolo.
Mia nonna era sicura di vincere. Mi diceva di volerlo appendere sulla parete sopra il suo letto. Io le avevo chiesto perché non usarlo dentro al letto, si trattava pur sempre di un lenzuolo.
“ha milioni di anni” mi aveva detto..
Mi ero chiesto perché lo desiderasse tanto allora.
“ha milioni di anni” aveva risposto mia nonna.
Durante il viaggio mi raccontava le favole: “La strega cattiva aveva colto una mela dall'albero della morte, poi si era trasformata in una vecchia, ma adorabile, ed era andata da Biancaneve a offrirle quella mela lucidissima. Biancaneve non aveva potuto fare a meno di accettarla. L'aveva mangiata prima che i nani tornassero da lavoro”
“L'avevano trovata morta” mi disse.
“nonna” le chiesi “mi racconti di come sono nati i nani?”
“una volta” disse “l'Eterno scacciò Adamo ed Eva dall'Eden perché avevano mangiato una mela dall'albero della conoscenza del bene e del male. Dopodiché Adamo conobbe Eva”
Mia nonna mi disse che prima nacque Caino poi Abele. Erano gemelli, io conoscevo la loro storia.
Me l'aveva già raccontata mia nonna disse che quando Adamo conobbe nuovamente Eva, questa partorì un altro figlio. Lo chiamarono Posto, perché l'Eterno l'aveva dato loro al posto di Abele, che Caino aveva ucciso.
La nonna mi disse che Adamo visse in tutto novecentotrent'anni, e generò figliuoli e figliuole.
“sette di loro nacquero nani” disse.
Dal finestrino di quell'autobus guardavo le campagne della mia terra. Non ero mai uscito dalla città, vedere la natura quel giorno mi fece sentire con forza una creatura di Dio, parte di un disegno molto grande iniziato con la creazione del mondo e con la nascita di Adamo ed Eva, quell'uomo e quella donna centenari, di cui mi aveva sempre parlato la nonna.
Fu la prima volta che uscii dal paese. Ciò che mi sorprese di più fu che non mi si presentò davanti agli occhi un cambio netto. Me lo ricordo ancora. Capii che lo Stato affianco al nostro non era un posto diverso. Eravamo tutti figli di Dio.
Seduti in capo al pullman, mia nonna mi raccontava di quando Adamo si innamorò di Biancaneve.
“aveva quattrocentosettantasette anni” disse “ Eva per la gelosia divenne vecchia e brutta. Non poteva sopportare di aver perso il suo amore di sempre”.
“nonna” chiesi “cosa fece Eva per riconquistare Adamo?”
Lei, come aveva fatto altre volte, mi raccontò di come Eva coltivò la gelosia del suo uomo facendosi conoscere dal boscaiolo del loro palazzo.
Partorì un figlio.
Ad Adamo non importò nulla.
“fu allora che Eva ordinò al boscaiolo di uccidere Biancaneve” mi disse la nonna, mentre appannavo il finestrino col fiato.
Guardavo i cartelloni che lungo la strada scandivano il nostro avvicinarci all'ambito lenzuolo.
Mia nonna mi disse che si stavano muovendo milioni di persone da ogni parte del mondo.
Disse che voleva arrivare prima possibile.
“tu sei mai stata in quella città nonna?”
“non ci sono mai voluta andare. Perché avrei dovuto?” mi chiese.
Disse che in quella città abitava anche il diavolo. Era stato il papa a rivelarlo una volta.
Anche quella città era in Italia, come il papa.
“il papa è in Vaticano” mi disse la nonna.
Anche il Vaticano è in Italia.
“il Vaticano è uno stato” disse lei.
Mi chiedevo cosa fossero i confini a quel punto.
Quando entrammo finalmente in città, mia nonna mi disse “stai attento”.
Disse di non guardarmi troppo intorno, c'erano delle strane energie in quella città.
Disse anche di non guardarmi troppo dentro. Ribollivano delle particolari energie in quella città.
Io chiusi gli occhi e strinsi la mano di mia nonna.
Le chiesi perché il boscaiolo non uccise Biancaneve.
“era bella” mi disse “aveva la pelle chiara e degli occhi così profondi che le facevano meritare qualunque gemma pescassero i nani dalla terra.
Eva chiese al boscaiolo di portarle il cuore della sua nemica come prova della sua morte.
Aveva uno specchio vivente, Eva, che poteva rispondere solo sinceramente a qualsiasi domanda lei le ponesse a proposito di passato, presente, futuro”
Il boscaiolo, per ordine di Eva, seguì Biancaneve che stava raccogliendo frutti selvatici per la sua padrona.” Eva. Biancaneve era la sua serva, da quando lei e Adamo erano andati a vivere in quel castello.
“Anche Adamo stava raccogliendo frutti selvatici per ordine di sua moglie”
Il boscaiolo si avvicinò a Biancaneve. Lei cantava.
Lui le si fermò accanto. Lei fece come se non l'avesse visto. Era così.
Il boscaiolo tentò di baciarla, la conobbe, poi le disse di andare via.
Le ordinò di andarsene e di non tornare mai più al castello. Le disse che una strega cattiva desiderava saperla morta. Le disse di fuggire.
Disse che sarebbe stata tentata, ma che non avrebbe mai, davvero, dovuto mangiare quella mela.
Biancaneve lo fece.
“Adamo li vide” mi disse mia nonna “e andò a raccontare tutto a Eva”
Biancaneve invece era fuggita nel bosco. Non si era fermata sino a quando non aveva incontrato la casa dove vivevano i nani. Biancaneve non si ricordava di loro, eppure avevano vissuto nello stesso castello quando lei era ancora una bambina. Lo stesso castello da cui erano stati cacciati per via del loro aspetto.
“andatevene e non tornate mai più” aveva detto loro Adamo quando avevano imparato a camminare.
“dopo una vita passata insieme ai nani, dopo trip e trip e trip in mezzo alla foresta, la conoscenza di Biancaneve non raggiungeva neanche il peccato originale” disse mia nonna.
“mangiò la mela e morì” mi disse “dopo tre giorni resuscitò. Ora siede in cielo, alla destra del padre.”
“del padre di chi,nonna?”
“del padre di Adamo”
Mia nonna mi aveva sempre detto che era stato un principe a far rivivere Biancaneve.
Io non capivo come fosse arrivata poi in cielo. Come le fosse venuto in mente dopo aver trovato un uomo, per di più un principe.
“nonna perché è venuta così tanta gente a vedere questo dipinto?”
“non è un dipinto figliolo” mi disse mia nonna “è il lenzuolo dove dormì Gesù Cristo”
“e cosa fece dopo?”
“resuscitò. Ora siede in cielo, alla destra del padre”
“del padre di chi, nonna?”
“del padre di Biancaneve” disse mia nonna “tuo padre”
Mio padre scese dal pullman per primo e ci radunò tutti. La nonna si mise in capo al gruppo.
Disse che avremo seguito un particolare percorso per arrivare alla chiesa dove si trovava il lenzuolo.
Era stato il suo amico a suggerirle l'itinerario grazie al quale avremmo goduto soltanto dell'effetto delle energie benefiche di quella strana città.
Mia nonna mi disse comunque di non guardarmi troppo intorno.
A metà del percorso ci venne a prendere il vescovo di Torino in persona. Era l'amico della nonna.
“della nonna di chi?”
“della nonna del principe” mi disse mia nonna.
Io le sorrisi.
Lei mi aveva sempre detto che era stato un principe a far rivivere Biancaneve.
“con un bacio” mi diceva sempre.
Il vescovo aveva organizzato quell'asta in occasione del suo pensionamento. Io pensai che forse aveva bisogno di soldi.
Nella strada lungo la chiesa centinaia e centinaia di persone in fila pregavano per essere pronte a vedere quella tela. L'amico della nonna ci disse di aver già pregato al posto nostro, mentre noi eravamo in viaggio. Sorrise. Disse che potevamo entrare subito.
Si mise davanti a gruppo, insieme alla nonna, che mi teneva per mano. Il resto della nostra famiglia stava ordinato dietro di noi.
La chiesa era completamente al buio. Mia nonna e il suo amico parlavano, io fissavo l'altare, sopra cui un enorme telone bianco, con due strisce scure simmetriche, era illuminato da una luce retrostante.
“quello è il lenzuolo dove morì Gesù” disse la nonna.
Mi chiesi quanto sarebbe costato.
Il vescovo si fece il segno della croce quando arrivammo difronte al lenzuolo tutta la nostra famiglia lo imitò. Ci trovavamo in una zona limitata da transenne che segnavano il perimetro dove non tutti potevano entrare. Mi chiedevo quale fosse la differenza tra noi e loro. Loro che arrivavano fino a quel confine e poi allungavano il collo e strabuzzavano gli occhi verso il lenzuolo che a quanto stava dicendo il vescovo raffigurava il vero corpo di Gesù Cristo.
Io non lo vedevo.
Mia nonna mi disse che dovevo avere fede.
Io non sapevo cosa significasse.
Mi disse che quello era il telo dove si era asciugato Cristo.
Il vescovo disse che il corpo di Gesù era rimasto impresso nella tela ad opera di una pesante transustanziazione. Disse che solo per questo l'essere umano era capace di fare delle fotografie.
Dall'altra parte delle transenne in molti fotografavano quella foto dipinta. Due ciechi spinsero un paralitico fin davanti alla tela. Voleva fotografarla. Ma quando non poterono più avanzare per via delle transenne, lui lasciò cadere la macchina fotografica. Uno dei ciechi si chinò per raccogliergliela, ma il suo amico nel frattempo si era alzato dalla sua sedia. Aveva improvvisato dei passi in avanti abbattendo la recinzione. Protendeva le braccia verso l'asciugamano dove era morto Cristo.
Voleva abbracciarlo.
Il vescovo si mise a urlare. Lo implorava di fermarsi.
I due ciechi riuscirono a vedere quello che stava succedendo. Lanciarono i loro bastoni verso il vescovo mentre urlavano al miracolo corsero verso la sindone.
Con le braccia in avanti per poterla toccare.
Mia nonna si gettò sui miracolati e iniziò a colpirli coi loro stessi bastoni.
Desiderava così tanto quella tela.
Io mi girai verso il resto della mia famiglia. Mia sorella, sorda dalla nascita aveva iniziato a sentire. Mia zia, mio cugino, mio fratello, mia sorella e mia sorella poterono finalmente vedere. Mio fratello, mio zio, mio fratello e mia sorella, che non avevano mai camminato iniziarono a farlo, sulla scia dell'ottimismo che si era diffusa in tutta la chiesa.
Decine di persone guarirono come ai tempi di Gesù Cristo.
Ma nel frattempo mia nonna stava rischiando la sua vita lottando. Per un attimo pensai che sarebbe diventata una martire. Sacrificata per dare una vita migliore a tutte quelle persone.
Invece arrivò un gruppo di uomini in divisa. Allontanarono mia nonna e colpirono i guariti con altri bastoni. Uccisero i due ex ciechi. Il paralitico rimase in vita e fu portato in ospedale. La tela era salva.
Cinquantatré persone erano state miracolate. Le altre non ne avevano bisogno.
L'ex paralitico fu arrestato, quando venne scoperto che era sempre stato sano. Anche i due ciechi avevano sempre visto, dalla nascita. Avevano ingannato miliardi di persone.
Le altre, mi disse mia nonna, fu la presenza della sacra sindone a guarirle.
“è una questione di fede” aveva detto.
Io non sapevo cosa significasse.
Il finto paralitico fu crocifisso sulla pubblica piazza, dopo un solo giorno di prigione. Anticiparono l'esecuzione affinché non morisse di stenti. Dicevano che in questo modo sarebbero stati cancellati tutti i suoi peccati. Mia nonna disse che probabilmente sarebbe risorto.
Mi aveva detto che quando Adamo ed Eva furono cacciati dall'Eden, furono accolti e ospitati da una famiglia di nani.
“non sarebbero mai riusciti a sopravvivere da soli altrimenti” aveva detto mia nonna.
“Anche i sette figli nani di Eva e Adamo furono accolti da una famiglia di nani quando Adamo li cacciò dal loro castello”
“anche Biancaneve” disse.
Ci trovavamo nuovamente nella nostra casa io, mia nonna, mia madre, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mio fratello, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mia sorella, mio padre, mia sorella, mia madre, mio padre, mio fratello, lo zio, il nonno, mio padre, tre zie e sette miei cugini, insieme a tutto il resto della nostra famiglia.
Ci trovavamo di nuovo insieme nel nostro castello.
Il lenzuolo dove aveva dipinto Gesù Cristo era appeso sulla parete sopra il letto di mia nonna.
Il vescovo aveva detto che lei l'aveva pienamente meritato quell'anno.
Quello non era un evento periodico. Quel lenzuolo veniva creato solo in vista di particolari occasioni. Lo guardai. Guardai il corpo di Gesù impresso nel tessuto e a mia nonna chiesi “come ha fatto a risorgere?”
“è stato un principe a farlo risorgere”
Io non riuscivo a capire come fosse arrivato poi in cielo. Come gli fosse venuto in mente dopo aver trovato un uomo, per di più un principe.
“e come ha fatto a farlo risorgere, nonna?”
“con un bacio, figliolo”


Licenza Creative Commons
SULLA SCIA by Michela Fois is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported License.