venerdì 4 marzo 2011

GERUSALEMME

La mia vicina di casa dimagriva a vista d’occhio. Mia moglie le disse: “ti trovo bene”. Poi le chiese che dieta stava vivendo. Parola sua, “vivendo”, di mia moglie.
La mia vicina di casa le chiese: “che cosa pensi dell’amore?”
“la vita, coglie sempre impreparati” rispose mia moglie, prima di entrare in casa e darmi un bacio sulla guancia come se fossi suo fratello.
Io feci per porgere l’altra guancia, ma lei era già lontana.
“cenerò col mio maestro stasera.” le dissi.
Lei mi disse che avrebbe cenato con A’damo, il marito della mia vicina di casa, e Ròdamo, un poliziotto che il giorno prima aveva cercato di arrestarla.
Mia moglie mi fece giurare tre volte che lei era la mia unica donna. Mentre lo facevo cercai di darle un bacio, ma lei girò la testa dall’altra parte.
Quando uscii di casa, Gesù, che mi aspettava fuori dalla porta, rise e mi disse: “in verità io ti dico, A’damo prima di diventare il marito della tua vicina di casa le aveva detto: come puoi pensare di trovare la fantasia per divertire due persone?”
Gesù rise e disse: “A’damo le aveva detto: come fai ad amare il tuo uomo dopo che ne hai amato un altro? Lei aveva detto: non ho un uomo. E A’damo le aveva chiesto di sposarlo.”
Gesù rise. Io chiesi: “perché ridi Rabbì?”
Gesù indicò la casa della mia vicina e mi disse: “Giuda, guarda.”
Io guardai attraverso la finestra e vidi la mia vicina che piangeva, urlava, si agitava, si alzava,tremava, rideva, saltava, si arrampicava sulle pareti, vomitava per terra.
Io chiesi: “Rabbì, perché fa così?”
E Gesù disse: “potrebbe fare qualsiasi cosa, ma uno spillo, non potrebbe passare per la bocca del suo stomaco.”
Poi rise e disse: “la vita, coglie sempre impreparati.” E io ebbi pena per lui perché, poiché sapeva tutto essendo il figlio di Dio e quindi Dio stesso, gli era negata la possibilità di sorprendersi.
Gesù rise e disse: “Giuda, ti vedo dimagrito”
“Rabbì, ho poco appetito.” risposi. Lui disse: “andiamo a mangiare”.
Andammo in una casa dov'erano gli altri undici apostoli, i miei compagni.
Quando entrai alcuni di loro, a turno, mi fecero le corna avvicinando la mano a quella parte della testa che si fatica a vedere coi propri occhi. Luca mi indicava, e col braccio teso e il dito puntato contro di me urlava: “satana!”. Lo faceva ogni cinque minuti.
Giovanni invece, mi guardò e mi disse: “sei un ladro”.
Io chiesi : “davvero pensi questo di me?”
Lui disse: “quando hai tenuto i soldi della cassa comune ne hai sempre rubato una parte per te!”
“ladro!” mi urlò, e sputò sulla mia faccia.
Io pensai a Gesù. A Gesù che mi aveva ordinato di consegnargli parte del denaro comune, il denaro della cassa. Gesù, che mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno. Gesù, che aveva detto che un giorno mi avrebbe spiegato tutto. Lo guardai, Gesù, e a Giovanni dissi: “tu l’hai detto”.
Gesù, invece disse: “mangiate”, e tutti cominciammo a mangiare.


Dopo aver mangiato, Gesù disse: “ora vegliate con me”. E tutti i discepoli si addormentarono. Tutti tranne me. Gesù allora mi portò in una stanza dove potevamo parlare in privato e mi chiese: “Giuda, qualcosa ti preoccupa?”
“no, Rabbì, io amo il mio prossimo, io faccio del bene a chi mi fa del male. Io seguo il tuo insegnamento e sento che questo è l’insegnamento del padre”
“Rabbì” dissi “sento che così farò il giusto”
Gesù rise e disse: “in verità Giuda, in verità io ti dico: tu mi dovrai tradire. Solo così le scritture potranno compiersi, e io potrò lasciare questo mondo e questo corpo.”
Io chiesi: “Rabbì, perché spetta a me questo compito?”
“perché tu sei l’unico ad aver capito davvero quello che io vi ho insegnato. In verità io ti dico dovrai consegnarmi ai capi dei sacerdoti che mi stanno cercando, i quali ti daranno in cambio trenta monete d’argento.”
“Rabbì, ma perché dai a me questo compito?”
Gesù rise e rispose: “perché tu mi conosci davvero, e attraverso di me conosci il padre, mio padre! In verità io ti dico, ho paura. Ho paura di consegnarmi alle autorità e ho paura di morire. Ma solo così potranno compiersi le scritture. Tu l’hai capito vero Giuda? Hai capito di cosa sto parlando?”
Gesù rise, io dissi: “perché ridi Rabbì?”
“ascoltami Giuda” mi disse “domani dopo la cena tu andrai dai sacerdoti e dirai loro che li porterai da me, perché mi arrestino. Perché io sono!”
Rise e disse: “tu lo sai vero Giuda quello che deve succedere? tu l’hai capito, vero Giuda? Tu l’hai capito che l’agnello, in tutta questa storia, sono io?”
Io dissi: “tu l’hai detto.”
Gesù rise e disse: “domani porterai da me i capi dei sacerdoti. Mi stai ascoltando Giuda? Tu hai capito tutto vero? Hai capito che per quello che farai sarai dannato? Tutti ti odieranno, Giuda, ti odieranno perché tu sarai colui che sacrificherà il figlio di Dio, il figlio dell’Uomo.”
Gesù rise. Io gli chiesi. “perché ridi Rabbì?”.
“Giuda questa sarà l’ultima volta che staremo da soli, io e te” e guardandomi dentro gli occhi mi disse “dammi un bacio”
Io dissi “non posso, Rabbì, lo sapete. Andrebbe contro l’insegnamento del padre.”
“del padre di tua moglie?”
“no, Rabbì, del padre di tutti.”
“mio padre!” ringhiò Gesù guardando in alto, poi avvicinò la sua testa alla mia cercando di baciarmi.
Io mi spostai e gli dissi: “Rabbì, sei stato tu a insegnarmi a non infrangere le promesse”
“mio padre!” disse spostandosi, sempre guardando in alto.
“Giuda” mi disse “sarai maledetto! sarai dannato!”
Rise e disse: “poiché io sarò sacrificato tu sarai sacrificato!”
Io dissi: “tu l’hai detto”. E Gesù mi chiese: “me lo dai un bacio?”
Io feci per andarmene, ma Gesù mi richiamò dicendo: “Giuda, non voltarmi le spalle!”
“ma Rabbì, eri tu a darmi le spalle.”
Lui disse: “non ha importanza, non dovevi farlo!”
Poi disse: “Giuda,quando mi consegnerai ai sacerdoti dovrai baciarmi, perché è solo così che potranno compiersi le scritture.”
“Se è così che vuole il padre.” Dissi io.
“un’altra cosa Giuda, tu domani mi venderai alle autorità, ma non dovrai mai dire a nessuno, a nessuno Giuda, che sono stato io a chiederti di farlo. Hai capito?”
Si girò per guardarmi e mi disse: “Giuda a nessuno, nemmeno a mio padre.”
“Rabbì, tu l’hai detto. Posso andare ora?”
“aspetta”. Rise e disse: “ora vai a casa tua, ed entra in camera da letto.”
Io dissi: “Rabbì lo farò” e lui mi consegnò un minuscolo quadratino di carta dicendo: “e dopo mangia questo”.
“dopo cosa Rabbì?”
Gesù rise e disse: “ora in verità, in verità io ti dico: Giuda vattene, se non vuoi baciarmi torna a casa.”
“tu l’hai detto Rabbì” e tornai a casa mia, che si trovava dall’altra parte di Gerusalemme, dopo aver messo al sicuro il quadratino di carta che mi aveva dato Gesù.
Quando arrivai a casa entrai in camera da letto, come mi aveva detto di fare Gesù. Lì trovai mia moglie, aveva la faccia rivolta verso il muro, i palmi delle mani sul muro, la gonna tirata su e le mutandine tese dalle sue caviglie. Aveva A’damo, il marito della mia vicina di casa, che entrava e usciva da lei.
Dalla porta del bagno uscì un altro uomo, con addosso pantaloni da poliziotto, la spada appesa alla vita, e il petto nudo. Si grattava una spalla sbadigliando. Aveva la pelle rilassata come quella di un bambino.
Io iniziai ad agitarmi: saltavo, piangevo, tremavo, urlavo, mi arrampicavo sulle pareti, ridevo, vomitavo per terra e nel mio stomaco non sarebbe potuto entrare nemmeno uno spillo.
Dopo, quel dopo di cui parlava il mio maestro, andai con la mano a cercarmi in tasca quel quadratino di carta che mi aveva dato. Aprii la bocca e lo mangiai.
Vidi Gesù, vidi me stesso andare a dire a Gesù di una visione che avevo avuto: ho visto gli apostoli che mi lapidavano. Poi ho visto una casa e i miei occhi non potevano capirne la grandezza. Vedevo me stesso chiedere a Gesù di portarmi dentro quella casa. Gesù mi diceva che in quella casa io non potevo entrare poi mi diceva di guardare in alto: aveva fatto cadere le stelle portandoci più vicini ad esse, per spiegarmi come sono fatti tutti quei posti lassù. Una stella era diventata un angelo che ne aveva preso un’altra che era diventata un angelo finché tutte le stelle erano diventate angeli e Gesù luminosissimo mi spiegava come funzionano. Mi raccontava come è nato l’uomo e come ogni cosa potrebbe andare.
Tornai a casa illuminato dalle stelle, che sapevo essere angeli. Mia moglie si sdraiò accanto a me. Addosso aveva l’odore di altre persone. Altre persone che io non potevo che amare, è così che mi aveva insegnato il mio maestro: ama il tuo prossimo come te stesso, e io mi approssimavo a ogni persona pur di amarla e darle quello che avrei voluto fosse dato a me.


Il giorno dopo Gesù mi disse: “ora me lo dai un bacio?”
“sono sposato” risposi.
In quel momento incontrammo Ròdamo, in divisa da poliziotto con la spada appesa alla vita.
Ci invitò a mangiare a casa della mia vicina di casa. A pranzo.
Gesù rise e disse: “Giuda va a chiamare i tuoi compagni”
Ròdamo disse: “non so se ci sarà da mangiare per tutti”
Io dissi: “Rabbì tu l’hai detto” e andai a cercare gli altri discepoli. Andando via sentii Gesù che diceva a Ròdamo: “in verità io ti dico, mi piace la tua divisa…”
I miei compagni, gli altri apostoli, li trovai dall’altra parte di Gerusalemme.
Dissi loro: “Gesù vi vuole a pranzo, dalla mia vicina di casa.”
Giovanni mi disse: “pensi che io so dove abiti tu?”
“ladro!” mi disse, e sputò sulla mia faccia.
Luca indicandomi disse: “sei il diavolo”
Poi tutti, si misero in fila dietro di me e mi seguirono, girandosi ogni volta che mi giravo per guardarli guardare qualcosa che io non riuscivo a vedere.
Quando arrivammo davanti a casa mia io mi fermai e Pietro disse: “è forse questa la casa della tua vicina?”
“tu l’hai detto”dissi io.
Entrammo in fila per la porta della casa, e uno alla volta vedemmo la mia vicina che rideva, si agitava, si arrampicava sulle pareti,tremava, urlava,vomitava per terra per poi voltarsi verso di noi e chiedere: “ho preparato il pranzo, restate a mangiare?”
Verso le scale invece chiamò “A’dà! A’dà scendi, è pronto il pranzo!”
Dalle scale scesero Gesù, A’damo, e Ròdamo. Ròdamo con la camicia aperta, come i pantaloni, scendeva giù sbadigliando, con la faccia rilassata come quella di un bambino.
Come quella di Gesù. E come quella di A’damo.
Io e la mia vicina di casa, invece, stavamo dimagrendo a vista d’occhio. Contavo le occhiaie davanti allo specchio. “sono come le tue” dissi alla mia vicina di casa.
Gesù rise e disse: “sediamoci tutti a tavola”
Ci sedemmo a tavola. La mia vicina di casa prese un vaso di alabastro pieno di olio di puro nardo e lo ruppe.
Poi versò il contenuto sulla testa del mio maestro. Poi sui suoi piedi, e li asciugò coi suoi capelli.
Era una cosa che si faceva a un corpo prima che venisse sepolto. Quello della mia vicina, fu un gesto profetico. Io per primo, cogliendo il macabro collegamento le dissi: “perché hai sprecato il profumo? Lo si poteva vendere per 300 denari e darli ai poveri”
Ma Gesù disse: “lasciala stare Giuda. I poveri li avete sempre con voi, potete fare loro del bene quando volete!”
Poi disse: “chi vuole amarmi,ora, può seguirmi” prima di alzarsi.
Io chiesi: “Rabbì, è l’amore fisico che il padre vuole per me?”
“il padre di chi Giuda?”
“il padre di ognuno di noi”
“mio padre!” ringhiò Gesù , poi disse: “Giuda dammi un bacio”
“Rabbì lo sai..”
Lui disse: “tu l’hai detto,sei sposato. Allora và dalla tua sposa, ci vedremo per cena.”
Ma la mia sposa seguì Gesù, e la mia vicina di casa pure. E anche A’damo, Ròdamo, e gli altri undici apostoli. E con tutti loro c’era anche un certo Mattia.
Io tornai a casa pensando a quello che avrei dovuto fare quella notte. Le ombre della dannazione stavano agli angoli dei miei occhi mentre camminavo per Gerusalemme. Quella sera avrei dovuto tradire il mio maestro e a ogni mio passo mi chiedevo se fosse giusto o sbagliato, pregustando in bocca il sapore di ogni sfumatura che c’è fra il bene e il male.
Quando il sole fu sotto la terra, andai nel luogo dove avrei dovuto cenare con il mio maestro, e con gli apostoli. C’era anche Mattia, il ragazzetto coi ricci che avevo visto anche a pranzo. Aveva le guance arrossate e la pelle rilassata come quella di Gesù, e come quella degli altri undici apostoli.
La mia invece, era arida e stanca.
Giovanni mi disse: “Giuda, ladro! Tu siediti li nell’angolo” e sputò per terra, per indicare dove voleva che mi sedessi. Gesù rise e senza che gli altri sentissero mi chiese: “sei andato dai sacerdoti?”
“Rabbì, tu l’hai detto”
“Giuda, tu te lo ricordi, vero, il volere del padre?”
“Rabbì, quale?”
Gesù disse: “in verità, in verità io ti dico che ti ho già detto che dovrai baciarmi per indicarmi alle autorità”
“se così vuole il padre” dissi io.
Gesù mi disse: “ci troverai a Getsèmani, al podere. Faremo..” il maestro guardò gli altri apostoli, che bevevano del vino, e disse: “farò, una veglia.”
Poi Gesù rise e ad alta voce, a tutti, disse: “in verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”
Pietro chiese: “signore sono forse io?”
Gesù rise e disse: “è colui per cui intingerò il boccone e glielo darò” e mise due gocce di acido su un pezzo rotondo di ostia, che era quello che avremo dovuto mangiare quella sera. Rise, Gesù, e disse: “Giuda, tieni, mangia!”
Luca disse: “il diavolo ha posseduto Giuda”
Tutti mi sputarono addosso. Gesù disse: “vattene traditore! Vai a fare ciò che devi”
“tu l’hai detto” dissi, e uscii dalla casa.
Camminai sotto la pioggia, per raggiungere il posto dove avrei dovuto incontrare i sacerdoti con cui avevo parlato quella sera, prima di cena. Per portarli dove si trovava Gesù, con gli undici apostoli, e con Mattia.
Ai sacerdoti, quando arrivammo vicino al podere, dissi: “colui che bacerò, quello è colui che voi volete”
Loro dissero: “tu l’hai detto” e io feci per andare avanti. Avvicinandomi sentii Gesù dire agli apostoli che dormivano: “dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora colui che mi tradisce è vicino. Alzatevi. Andiamo.”
Io mi avvicinai a Gesù e dissi: “salve Rabbì”
Lui mi si gettò addosso baciandomi.
Dietro le spalle di Gesù vidi mia moglie, che mi guardava e guardava le mie labbra premute contro le labbra del mio maestro, e le sue braccia sopra il mio corpo da cui non riuscivo a liberarmi.
Accanto a mia moglie c’erano A’damo ed Ròdamo ,e io non riuscivo a staccarmi dall’abbraccio del mio signore, che continuava a stringermi.
Un sacerdote urlò: “smettetela”
Dietro di loro c’era una folla, armata di spade e bastoni.
Pietro prese la spada di Ròdamo e si lanciò contro i sacerdoti.
Mentre mia moglie se ne andava via, Pietro tagliò l’orecchio a un sacerdote.
Gesù rise e disse: “che stupido! Chi di spada ferirà di spada morirà. Pensi che non posso chiamare mio padre e far scendere sei legioni di angeli?”. Poi si avvicinò dal sacerdote, e rise, vedendolo urlare di dolore, avvicinò una mano al suo orecchio e lo guarì.
Gesù venne arrestato e tutti noi dodici apostoli fuggimmo in direzioni diverse.
Mattia, era andato via con mia moglie, con A’damo e con Ròdamo.
Li trovai a casa mia, sul mio letto, felici come bambini. Mia moglie mi guardò e mi disse: “Giuda, tu non sei più mio marito!”
“se mi ami prendi quella corda” mi disse. Era la mia stessa corda.
“tu l’hai detto”dissi, e andai via con la corda in mano.
Fuori da casa mia trovai gli altri undici apostoli. Luca mi disse: “sei stato posseduto da Satana. Giuda dammi quella corda”.
Io dissi: “tu l’hai detto” e gliela diedi.
Gli apostoli mi sputarono addosso, mi picchiarono, e poi mi impiccarono.

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Guarda il CORTOMETRAGGIO "Gerusalemme" di Michele Ricossa e Lucio Coppa

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