martedì 8 marzo 2011

STANZE DA CESSO (quello del coffee shop)

Stai guardando il fumo tirarsi fuori dalla canna. Poi dalla tua bocca quando smetti di guardarlo: sei seduto sul cesso e stai cagando, il bagno è quello di un coffe shop, in Olanda.
Prima eri seduta fuori, nel cortile: guardavi il fumo uscire fuori dalla canna che stringevi tra le mani, nel mentre un cane girava intorno a un uomo abbaiandogli contro. L’uomo l’aveva guardato, restando immobile, con lo sguardo immobile. Poi aveva piantato un palo per terra ed era andato via.
Il cane era rimasto ad abbaiare contro il palo.
Tu a quel punto avevi detto: avete visto cosa ha fatto?
Ma eri solo e nessuno ti ha risposto. Allora sei andata a cagare. Grazie.
Ora sei nel bagno che succhi dal filtro gli ultimi tiri di joint, poi butti il filtrino nel cesso restando seduto.
Apri la porta per uscire, ma rientri nello stesso bagno.
Fai quello che devi fare e fai che aprire la porta per uscire.
La porta però o si riapre sullo stesso bagno o apre un altro bagno: tu ti siedi sul cesso.
Il bagno ora è quello di un treno, lo sai riconoscere, oltre a saper sentire il rumore del treno: siamo a quando ti cade il biglietto del treno dritto nel buco del cesso quando ti ritiri su i pantaloni dopo aver cagato. E non puoi nemmeno allungare la mano per afferrarlo perché è sparito con un vortice e ora sta sdraiato sui binari.
Svolazzerà al passaggio del prossimo treno.
Siamo a quando ti cade il biglietto del treno nel cesso e il controllore non è ancora passato.
Fai che allungare la mano, afferri la maniglia e la porta che apri apre un altro bagno.
Io neanche te lo devo dire: tu ti abbassi i pantaloni, ti siedi sul cesso, e fai la tua doverosa cagata.
Questa potevi risparmiartela.
Esci dal cesso per cambiare bagno, perché come apri la porta è proprio quello che ti trovi davanti: un bagno.
Ti trovi davanti una donna che è li per controllare che tu lasci 50 centesimi. Quelli con cui ti guadagnerai il diritto di fare la tua gigantesca cagata. Li lanci, i cinquanta centesimi, nel piatto pieno di monete che sta sul tavolo dietro il quale è seduta la donna, che avrà cinquant’anni: la guardi. Lei ti guarda e ti chiede: che rapporto hai con te stessa?
Tu: scopiamo ogni tanto.
Poi vai verso il piccolo bagnetto realizzato in serie che pensi sia stato messo li solo per te. Apri la porta e ti siedi sul cesso. Ti siedi e rifletti: è il posto che preferisci per farlo.
Pensi parecchio, pensi talmente tanto che ti dimentichi di cagare.
Apri la porta del tuo bagnetto personale realizzato in serie, uguale ad altri cinque in quella stanza, e fuori non c’è la donna con cui hai parlato prima ma un’altra: questa controlla se chi entra fa davvero la sua doverosa pisciata.
Ti guarda dritto negli occhi e ti dice: sono qui per la lotta contro le tossicodipendenze, lei ha da dichiarare qualcosa? Tu la guardi dritta negli occhi per tre secondi buoni poi fai che piantare il manico di una scopa per terra, tra le mattonelle. Lei rimane ad abbaiare contro quello.
E tu vai a cagare. Grazie.
Quando poi esci dal bagno, indovina: entri in un altro bagno.
Ti siedi sul cesso, pantaloni abbassati, aspetti che ti venga voglia di farla grande.
Alzi il palmo della mano, con la mano appena sopra le gambe e la muovi lentamente su e giù guardandola.
Con la mente soppesi il peso di una pistola, e come se fosse un sogno, quando lo senti sulla mano sai che è proprio il peso di una pistola. Eppure non ne hai mai tenuta una in mano.
Pensi: se ne sento il peso c’è.
Lo dici a voce alta e ti dimentichi di cagare. Ti alzi, rimetti a posto i calzoni e metti la pistola in tasca.
Ora che fai ammazzi qualcuno?
Con la mano destra apri la porta per uscire e nel bagno dove entri c’è un uomo accasciato a terra con la siringa ancora appesa al braccio. Tiri fuori la pistola dalla tasca, la pesi con la mano, poggiandola sul palmo, poi ne afferri il manico e col dito indice sfiori il grilletto.
Punti la pistola in direzione della sua testa. La muovi, ma di poco, su e giù. Come per sentirne il peso. Sarà distante un metro, dalla sua testa.
Ora che fai lo ammazzi?
L’uomo ha sempre gli occhi chiusi. Per quel che ne sai potrebbe essere morto.
Gli lanci la pistola sopra la pancia e fai che aprire la porta: hai bisogno di un altro bagno perché devi cagare.
Ma quando apri la porta sei di nuovo nel giardino del coffee shop. Ti guardi intorno ma non trovi nessuno. Eri sola anche prima, non te lo ricordi?
Ora mi guardi. Io ti guardo. Mi prendi la canna dalle mani, e vai a cagare prima che io te lo dica.

Licenza Creative Commons
STANZE DA CESSO by Michela Fois is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported License.

Nessun commento:

Posta un commento